Emergenza Covid-19, possiamo aiutare gli ultimi

Palermo, 30 marzo 2020
La distribuzione di alimenti e farmaci agli anziani, ai disabili, agli ammalati che non possono uscire (attraverso la consegna a domicilio); la distribuzione di pasti caldi presso una struttura appena aperta per i senza fissa dimora; l’aiuto alle persone che sono in quarantena o in isolamento; l’aiuto ai senza fissa dimora; il sostegno a tre mense presenti nella città di Palermo; l’aiuto agli stranieri e ai rom. Ecco in sintesi l’azione che la Caritas Diocesana porta avanti ogni giorno anche ai tempi dell’emergenza Coronavirus.
La Caritas italiana, organismo pastorale della CEI, è impegnata in prima linea nell’emergenza Covid-19 cercando, in particolare, di dare aiuto alla parte della nostra popolazione più gravemente marginale.
Le organizzazioni sindacali Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl, COBAS/CODIR, Dirsi, Sadirs e Ugl-Fna invitano tutti i lavoratori del Comparto Regione a un gesto solidale verso chi in questo momento di epocale emergenza sta soffrendo per la drammatica situazione di blocco totale dell’economia reale. Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl, COBAS/CODIR, Dirsi, Sadirs e Ugl-Fna propongono a tutti i lavoratori del Comparto Regione che condividono questo percorso – in assenza di scelte già individuate o realizzate – di contribuire all’attività della Caritas Diocesana.

Donare

Per sostenere l’azione della Caritas si può collaborare con una donazione da versare sull’IBAN IT41W0306909606100000125153 intestato ad Arcidiocesi di Palermo-Caritas Diocesana, inserendo la causale “solidarietà dai lavoratori regionali siciliani”.

Diventare volontari

Si può anche aderire alle iniziative diventando volontario: per aderire si può scrivere a
[email protected] , oppure telefonare al numero telefonico 091 327986 Come accedere agli aiuti La Caritas, a Palermo, fa anche parte della CENTRALE UNICA DI AIUTO ALIMENTARE per l’assistenza alle famiglie in stato di necessità attivato dalla Protezione Civile e dal Comune per l’assistenza alle famiglie in stato di necessità in questo momento delicato a causa dell’emergenza Coronavirus.
Le famiglie in stato di necessità possono registrarsi per gli interventi organizzati dal Comune con la Caritas Diocesana e le Associazioni “Banco Alimentare” e “Banco delle Opere di Carità”.
Accedendo al link http://tiny.cc/Covid_Aiuti_Alimentari si procede alla compilazione di un modulo finalizzato alla registrazione della famiglia nella Centrale Unica di erogazione di aiuti alimentari.

LE SEGRETERIE GENERALI E REGIONALI
Fp-Cgil – Cisl-Fp – Uil-Fpl – COBAS/CODIR – Dirsi – Sadirs – Ugl-Fna

PA. Il protocollo no, non è una funzione indifferibile e che richiede necessariamente la presenza sul luogo di lavoro

tratto da luigioliveri.blogspot.com

PA. Il protocollo no, non è una funzione indifferibile e che richiede necessariamente la presenza sul luogo di lavoro

L’emergenza Covid-19 sta evidenziando il meglio, ma, purtroppo, anche il peggio della Pubblica Amministrazione.
Sono ancora moltissimi i malintesi, al limite dell’irresponsabilità, sulla corretta applicazione delle norme governative, il cui scopo è la prevenzione dal contagio, attraverso l’imperativo di lasciare quanto più possibile a casa i dipendenti, attivando il lavoro agile come modalità ordinaria di svolgimento del lavoro.Nonostante il lavoro agile sia disposto e imposto ex lege, moltissimi appartenenti alla cerchia dei burocrati abbarbicati alle mezze maniche, al calamaio, al pennino e alla carta carbone, stanno ancora gestendo il tutto come se i dipendenti dovessero presentare “regolare istanza, sottoscritta in calce” di lavoro agile, alla quale “per il seguito di competenza” possa o meno conseguire un “provvedimento di concessione, debitamente sottoscritto”.
Non è affatto così! Se un provvedimento espresso serve, è quello che, motivatamente, individua quali dipendenti non possono essere applicati al lavoro agile, in quanto svolgano una funzione indifferibile e che richiede necessariamente la presenza sul luogo di lavoro.
Nel trionfo della più vieta burocrazia, è diffusissima l’idea che il “protocollo” richieda necessariamente la presenza sul luogo di lavoro. Come fosse, insomma, la funzione di curare i malati, assisterli infermieristicamente, o garantire l’ordine pubblico, la protezione civile, o produrre mascherine e ventilatori polmonari, o gestire trasporti e logistica, far funzionare le farmacie, far funzionare i servizi di sepoltura, rifornire i negozi e gestirli.
E’ un’idea semplicemente senza basi. Che si fonda, platealmente, sull’arretratezza organizzativa e telematica e su una concezione del tutto erronea del procedimento amministrativo.
E’ diffusissima la convinzione che i provvedimenti “esistano” in quanto “protocollati”. Non è per nulla così. Il provvedimento amministrativo produce effetti a prescindere dal protocollo, che è esclusivamente una registrazione posta a comprovare che un certo documento è conservato presso l’archivio dell’amministrazione. Allo stesso modo, la segnatura di protocollo in entrata non fa scattare i termini procedurali, che discendono dalla data di materiale acquisizione del documento, che nel caso delle pec è quella della ricezione e conferma, non quella della protocollazione.
Sistemi di protocollazione rispondenti al Dpr 445/2000 e al d.lgs 82/2005 e alle rispettive regole tecniche, debbono essere basati sulla ricezione prevalente delle pec. La presenza fisica di addetti è necessaria solo se i sistemi non sono rispondenti a quelle norme. Perché, se lo fossero, basterebbe mettere in linea i gestionali o comunque attivare l’inoltro delle pec a caselle di mail ordinaria istituzionali.
Resterebbe la ricezione e movimentazione della corrispondenza cartacea. Ma, l’articolo 99 del d.l. “cura Italia” sospende tutti i procedimenti amministrativi dal 23 febbraio al 15 aprile.
Dunque, anche i sistemi di protocollo colpevolmente arretrati e non funzionali, non hanno, in questa fase, alcuna particolare necessità, visto che i termini sono sospesi. La raccolta e conservazione della posta (cartacea), con sagge previsioni organizzative, può essere demandata a chi davvero svolge funzioni indispensabili. Per la successiva protocollazione e messa in produzione delle pratiche, c’è tempo.