Per il ministro della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, è da escludere la chiusura totale degli uffici pubblici per contrastare la diffusione del coronavirus

“Non possiamo imporre a tutta Italia di non andare il lavoro, ma possiamo incentivare il ricorso allo smart working”. Per il ministro della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, è da escludere la chiusura totale degli uffici pubblici per contrastare la diffusione del coronavirus, ma bisogna invece puntare su forme di lavoro agile. Si tratta, però, di una missione impossibile. All’interno della Pubblica amministrazione non si parla una sola lingua, spesso e volentieri non c’è condivisione delle informazioni e persino all’interno di una stessa amministrazione si attuano procedure diverse.

Coronavirus, dipendenti pubblici tutti in smart working tranne che per le attività indispensabili

I dipendenti pubblici lavoreranno “in via ordinaria” in Smart working. Con due eccezioni: quelli impegnati nelle “attività strettamente funzionali alla gestione dell’emergenza”, a partire come è ovvio dagli operatori sanitari, e quelli che svolgono funzioni “indifferibili da rendere in presenza”. A individuare questi ultimi sarà, al proprio interno, ogni amministrazione.

Il decreto firmato dal presidente del Consiglio dopo il nuovo annuncio televisivo sull’ulteriore stretta nelle misure di contenimento chiude il cerchio del lavoro agile nella pubblica amministrazione avviato due settimane fa con i primi interventi. In pratica, con una sorta di rivoluzione tolemaica, lo Smart working diventa la regola, e l’attività tradizionale in presenza si trasforma in eccezione.