Effetti della Fornero e del blocco turnover nella PA. Solo tre su cento hanno meno di 30 anni.

Questo non è un lavoro per vecchi
Inchiesta di Repubblica

Professori sempre più stanchi e stressati protagonisti di episodi di bullismo alla rovescia; infermieri anziani costretti a turni di notte che sperano di ottenere l’inidoneità ai servizi più pesanti; poliziotti che dovrebbero correre dietro ai ladri pur avendo superato i 60. Sono alcune delle paradossali conseguenze dell’innalzamento dell’età pensionabile e del blocco del turnover nella pubblica amministrazione, un settore dove ormai solo il 3% dei lavoratori ha meno di 30 anni. Sognano la pensione, ma devono fronteggiare stress e stanchezza. In meno di quindici anni la galassia dei dipendenti pubblici del Belpaese si è letteralmente trasformata .

 L’età media si è gonfiata a dismisura, i giovani sono quasi spariti e gli anziani rappresentano il grosso di quel corpo che consente a scuole, uffici e ospedali di funzionare. La quota di dipendenti dello Stato schizzati, apatici o demotivati sembra però in crescita. In Italia non esistono dati ufficiali e nessuno sembra preoccuparsi più di tanto della salute mentale e della tenuta fisica dei lavoratori…..continua a leggere

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L’illusione dello Stato trasparente. La modifica (peggiorativa) della norma sull’accesso agli atti dà la misura del concetto di democrazia dell’attuale governo Renzi

All’articolo 6 del decreto legislativo “trasparenza”, si legge che «chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni» ma il comma successivo recita così: «Decorsi inutilmente trenta giorni dalla richiesta, questa si intende respinta».

Sembra uno scherzo, invece è il decreto legislativo “sulla trasparenza”, all’italiana. Che prevede appunto il silenzio-diniego: cioè consente allo Stato di non rispondere ai cittadini che vogliono avere accesso ai dati della pubblica amministrazione, senza fornire alcuna motivazione e senza alcuna sanzione per il proprio rifiuto.

Ma non è finita qui.

La norma prevede un elenco sterminato di eccezioni, tra l’altro vaghe, che, di fatto allargano la discrezionalità della pubblica amministrazione.

Quanto sopra costituisce un piccolo ma prezioso termometro dello stato di salute della democrazia italiana che è racchiuso in un provvedimento semisconosciuto adottato dal governo il 20 gennaio.

Eppure va dato atto al governo, e in particolare a Renzi (ne fece cenno durante il suo discorso di insediamento al Senato il 24 febbraio 2014) e al ministro Madia (Leopolda del 2015), di averne fatto una bandiera. Peccato che questo vessillo di libertà sia stato velocemente ripiegato nel testo varato a inizio anno, ed esprima, al contrario, tutto il potere discrezionale di cui la burocrazia italiana è ghiotta.