Pensioni decurtate a ex funzionari. La Corte dei Conti condanna l’Inps

Tra il 2014 e il 2015 era accaduto che l’Inps, valutando un’indennità perequativa come riconosciuta per errore, l’aveva esclusa dai parametri di calcolo della pensione e del Tfs ed aveva intrapreso un’azione retroattiva, richiedendo ai pensionati la restituzione degli importi aggiuntivi già erogati all’interno della pensione e del Tfs.

Di fronte a una prima pioggia di richieste di restituzione di somme erano scattati i ricorsi, come quelli di una ventina di pensionati avevano ottenuto diverse ordinanze cautelari di sospensiva dell’iter intrapreso dall’Inps, in attesa del giudizio di merito.

Ora però è arrivata dalla Corte dei Conti, almeno per 12 casi, una sentenza di primo grado sfavorevole all’Inps.

In sintesi, la Corte «ha dichiarato illegittima l’iniziativa dell’Inps per carenza di potere e tardività». E ancora: «Da febbraio 2018 ad oggi, sono state pronunciate altre 18 ordinanze cautelari che hanno sospeso altrettanti provvedimenti dell’Inps». Ma l’appello si concentra ora sulle sentenze, emesse già a gennaio 2018, «cui l’Inps non ha dato esecuzione tanto che sono state inoltrate le prime diffide».

Spazio alle progressioni verticali nella P.A.. La riforma Madia reintroduce i concorsi riservati per valorizzare le professionalità interne per il triennio 2018-2020

ItaliaOggi del 24 maggio 2017

Di Luigi Oliveri (Fonte: ItaliaOggi)

Tornano le progressioni verticali. Per il triennio 2018-2020, le norme transitorie del decreto di riforma del pubblico impiego reintroducono un sistema di passaggio da una categoria inferiore a una superiore, simile, appunto, alle progressioni verticali a suo tempo abolite dalla riforma Brunetta. La combinazione degli articoli 24 del d.lgs 150/2009 e 52, comma 1-bis, del d.lgs 165/2001 ha abolito la disciplina contrattuale delle progressioni verticali (applicata molto malamente dalle amministrazioni, tanto da approdare alla Consulta, le cui sentenze posero limiti molto forti all’utilizzo dell’istituto). Detta disciplina contrattuale consentiva, sostanzialmente, interpretata in armonia con la Costituzione, di riservare non oltre il 50% delle assunzioni programmate ai dipendenti di ciascun ente, per permettere le progressioni di carriera. (altro…)

Ricorso collettivo per il risarcimento del danno subito a causa dell’illegittimo blocco degli stipendi

In questi giorni numerosi iscritti, attirati dal messaggio pubblicitario di studi legali dal nome altisonante, hanno contattato la segreteria del Cobas/Codir in merito al ricorso collettivo per il risarcimento del danno subito a causa dell’illegittimo blocco degli stipendi.

Il Cobas/Codir ha avviato suddetti ricorsi da oltre un anno, al costo, solo per gli iscritti, di 50 €.

A seguito delle numerose richieste pervenute, sono stati prorogati i termini per aderire.

Esiste già, su un blocco di ricorsi promossi dal Cobas/Codir, una pronuncia favorevole ai dipendenti. Il Tribunale di Marsala ha emesso una sentenza con la quale ha accertato l’illegittimità del regime di sospensione della contrattazione condannando l’amministrazione.

Controlla anche tu lo stato dei tuoi ricorsi. Collegati al sito del sindacato www.codir.it e digita il tuo codice fiscale nell’apposita sezione. Se sei interessato contatta la segreteria (0916824399).

Rinnovo del contratto. L’Assessore convoca per il 29 maggio. I sit-in restano confermati ma rinviati a martedì 5 giugno

Palermo 21 maggio 2018
L’Assessore alla Funzione Pubblica, Bernadette Grasso, subito dopo l’indizione di COBAS-CODIR, SADIRS, SIAD E UGL-FNA dei Sit-in di protesta di Palermo e Catania per il 30 maggio 2018, ha convocato per il 29 maggio prossimo le organizzazioni sindacali per un incontro avente per oggetto un generico “rinnovo contrattuale”.
Eppure, nei precedenti incontri, antecedenti all’approvazione della Finanziaria, si erano già esaurite tutte le argomentazioni sindacali necessarie all’emanazione delle Direttive di Governo da inviare all’ARAN Sicilia, passaggio obbligato per un reale avvio delle trattative per il rinnovo dei contratti di lavoro del comparto e della dirigenza dell’Amministrazione regionale siciliana, degli enti e società partecipate che applicano il medesimo contratto.
PURTUTTAVIA I SINDACATI AUTONOMI CHE RAPPRESENTANO LA MAGGIORANZA DEI DIPENDENTI NON SI SOTTRARRANNO AL CONFRONTO.
E ciò nonostante la Giunta di Governo non abbia ancora proceduto alla nomina dei vertici dell’ARAN Sicilia (o di un Commissario con pieni poteri) vanificando di fatto, ancor oggi, l’emanazione delle stesse Direttive che, anche se venissero ufficializzate, resterebbero lettera morta proprio a causa della mancanza di operatività della sede istituzionale deputata, ai sensi della legge 10/2000, al rinnovo dei contratti di lavoro.
Il popolo dei regionali resta, quindi, esasperato e ritiene ingiustificabile, in questa vicenda, anche il perdurante e colpevole silenzio del Presidente della Regione che sembra non volere prendere posizione e impegni precisi sulle reali somme previste per i rinnovi economici e sulla necessità di un processo di ammodernamento della burocrazia regionale che passi attraverso un processo complessivo di riclassificazione e riqualificazione del personale.
La quantificazione delle somme stanziate, infatti, resta ancora un “mezzo” mistero in quanto, a fronte di una somma complessiva e, forse, appena bastevole per il rinnovo economico del contratto del comparto, non vi sarebbe traccia, invece, delle somme necessarie al rinnovo del contratto della dirigenza, motivo per cui comparto e dirigenza saranno uniti nella lotta di piazza!
NON CI LASCEREMO “NARCOTIZZARE”!
E confermiamo le Assemblee Sit-In di PALERMO e CATANIA
SONO RINVIATE, QUINDI, A MARTEDI’, 5 GIUGNO 2018, DALLE ORE 9.30, LE MANIFESTAZIONI DI PROTESTA A PALERMO IN PIAZZA INDIPENDENZA SOTTO PALAZZO D’ORLÉANS E, IN CONTEMPORANEA, A CATANIA IN VIA BEATO BERNARDO N.5 SOTTO LA SEDE DELLA PRESIDENZA DELLA REGIONE.

Riforma Pensioni, Ecco cosa Cambierebbe con Quota 100 e Quota 41

Nel programma che Salvini e Di Maio stanno mettendo a punto figura anche la proposta di rimettere mano alla Legge Fornero, con modalità ancora da ufficializzare, note per ora solo nella loro cornice generale: ripristinare la vecchia pensione di anzianita’ tarata sulla quota 100 e sulla quota 41 per tutti i lavoratori in modo da ridare un po’ di flessibilità nell’accesso al pensionamento.  Pur trattandosi ancora solo di proposte occorre provare a fare un po’ di chiarezza sulla reale portata di simili interventi normativi.

Pensioni, Elsa Fornero ammette: “Non rifarei la riforma in quel modo”

Nel corso della trasmissione Stasera Italia, la professoressa ed ex ministra del governo Monti Elsa Fornero replica così alla domanda se rifarebbe la riforma sulle pensioni tale e quale a prima: “Non si rifà mai nulla di ciò che si è fatto in passato, perché il tempo comunque non passa invano e le conoscenze aumentano e se non si è proprio stupidi, diventano fonte di riconoscenza degli errori”.

Mancano 2,5 milioni di dipendenti pubblici

Sorpresa. I pubblici dipendenti sono troppo pochi. A sostenerlo non è (come al solito) il sindacato ma l’Adapt, ovvero l’Associazione per gli studi sul lavoro e le relazioni industriali, strettamente collegata all’università di Modena-Reggio Emilia e ad altri atenei e fondata da Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalla Brigate Rosse perché stava lavorando quale consulente di Roberto Maroni (a quel tempo, 2001-2002, ministro del Welfare) alla riforma della legislazione sul lavoro, con l’obiettivo di promuoverne la flessibilità.

L’autorevolezza della fonte (e la meticolosità dei dati raccolti) rendono importante il dossier, destinato a fare discutere.

Vietato ricalcolare la pensione, Strasburgo condanna l’Italia

L’adozione di una legge che porta a un ribaltamento del sistema del calcolo delle pensioni e che viene applicata retroattivamente, con sacrifici sproporzionati per i pensionati è una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Con la conseguenza che lo Stato è tenuto a corrispondere ai ricorrenti un risarcimento per il danno patrimoniale subito.